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Gucci Cruise Collection 2018 - Guccification

Alla fine è arrivato anche il momento di Alessandro Michele e della Gucci Cruise Collection. La aspettavano un po' tutti. Ultima in ordine temporale tra le cruise collection del mese di maggio (ad inizio mese c'erano stati Dior e Chanel di cui vi avevo parlato qui e poi Louis Vuitton da Tokyo), lo stilista romano ha scelto Firenze per presentare la sua collezione. E non una Firenze qualsiasi, bensì la Galleria Palatina di Palazzo Pitti a Firenze. Qual'è stato il risultato? Ve lo voglio raccontare per immagini e per commenti. In che senso? Ne hanno parlato tutti, dalle riviste di moda ai quotidiani on line e non solo. Ecco come è stata raccontata.

I commenti sulla Gucci Cruise Collection

I giudizi sono stati nel complesso positivi. Anche questa volta sembra che Alessandro Michele non abbia sbagliato il colpo. Se secondo Io Donna “nelle sale che custodiscono i capolavori di grandi artisti sembrano apparire in carne e ossa nobildonne, sante e regine”, Elle si spinge addirittura oltre e parla di uno stilista che “ha creato per tutti un nuovo e ormai consolidato linguaggio estetico che si stacca dalla realtà per incarnare un nuovo ideale contemporaneo che è alla ricerca della sua identità in perenne mutamento, fluida come solo quest'epoca sa essere”.

La sfilata è stata super colorata, ricce di accessori e di particolare attenzione anche al più piccolo particolare. Perle sulle sopracciglia, gambaletti con cristalli con logo a doppia G (ma anche collant), fusciacche in seta, cinture con marsupio incorporato, make-up per la punta delle dita e un sacco di anelli dalle forme più svariate.

Michele Ciavarella di Style.it ha posto l'attenzione sulla Guccification (stampata anche su alcuni capi). Rendere cioè Gucci “qualsiasi espressione che esca dagli abiti, dalle attitudini, dalle scarpe, dagli accessori, dai gioielli sparsi a profusione su ragazzi a ragazze”. Un vero e proprio hashtag, preso dai giovani e dalla rete web, secondo quanto ha detto lo stilista stesso.

La Guccification di Alessandro Michele è reale?

E se Wmagazine.com ha parlato addirittura di qualche scopiazzamento o richiamo ad altri brand (LV per una giacca e Ralph Lauren per l'orsetto sul maglione rosa), Fashion Network, pur elogiando lo stilista, ha parlato di “una sensazione di deja vu”.

Io concordo con questa tesi. Alessandro Michele mi è piaciuto fin da quando è arrivato all'improvviso, sconvolgendo un po' i canoni del brand fiorentino. L'ho apprezzato nonostante le critiche che gli hanno mosso quelle persone che qualche mese dopo lo hanno poi osannato, ma con questa collezione incredibilmente (e forse anche troppo) pop, non mi ha lasciato niente, se non un incredibile caleidoscopio di colori e di fantasie. E poi, diciamolo, la tshirt iconica con l'hashtaggizzazione (se si può dire) del brand è una faccenda della maison Dior. E Maria Grazia Chiuri ha saputo fare meglio.

Baci,

Eni